Autoprescrizione in fitoterapia

"L'automedicazione (autoprescrizione), sebbene diffusa, non dovrebbe in effetti preoccupare più di tanto visto che alcuni prodotti da banco, i farmaci OTC (over the counter), sono più attivi degli stessi medicamenti naturali. Il problema piuttosto è di sapere cosa si sta curando.

Un mal di testa occasionale, una digestione lunga e fastidiosa, un'insonnia che fa la sua comparsa di tanto in tanto, una stitichezza improvvisa sono condizioni che in genere ricevono un trattamento non medico, ma seguono la strada dell'automedicazione. Ben diverso è invece un disturbo cardiaco che richiede l'intervento del medico ed una terapia appropriata da controllare in ambito ambulatoriale. Ad ogni modo deve far preoccupare, e seriamente, chi nel consigliare un rimedio erboristico dà indicazioni approssimative sul dosaggio da praticare e sulle affezioni da curare e lascia intendere che le droghe vegetali sono completamente innocue perché 'naturali'. Non è più accettabile oggi la tendenza a considerare tossici solo i composti chimici di sintesi, come se i composti naturali non provocassero effetti collaterali e tossici a determinate dosi. Il fatto è che l'innocuità (sicurezza) di una droga vegetale non dipende assolutamente dalla sua provenienza 'naturale', bensì dal suo corretto impiego: l'impiego è corretto se si conosce il paziente e quindi il disturbo che si intende curare, se si limita l'intervento terapeutico al tempo strettamente necessario, se il dosaggio non è troppo alto, ma appropriato, se la scelta della droga è stata fatta con cura e se il prodotto impiegato (droga o preparato farmaceutico) è standardizzato (e non semplicemente titolato per il suo componente più attivo o più abbondante).

Ad esempio le droghe che contengono saponine si prestano a diverse applicazioni pratiche, ma il dosaggio, la durata del trattamento, la variabilità nel contenuto in saponine, in funzione anche della specie vegetale scelta, sono fattori che possono condizionare la comparsa di effetti spiacevoli (vomito e gravi irritazioni a carico del gastrointestinale) in luogo dell'effetto espettorante. Lo stesso dicasi per gli oli essenziali, espettoranti, antisettici, largamente impiegati anche in preparazioni aperitive e digestive, che possono diventare, a dosi eccessive ed in pazienti di una certa età (troppo giovani o in eà avanzata), irritanti per le mucose del tratto digerente o addirittura convulsivanti. Anche il succo di patate fresche può provocare disturbi visivi se impiegato di frequente, piuttosto che occasionalmente ed in assenza di una precisa indicazione.
Un altro motivo di preoccupazione deriva poi da fatto che oggi si cerca di attribuire al prodotto naturale una maggiore efficacia terapeutica rispetto a quello di sintesi.

Questi concetti, ritenuti dogmi da molti che operano nel settore delle droghe vegetali (la droga non fa male, ma cura soltanto; la droga è più attiva del farmaco di sintesi), hanno screditato la validità delle droghe vegetali in campo terapeutico.
Per questo è opportuno che la prescrizione e la dispensazione del preparato erboristico vengano fatte da operatori sanitari professionisti e che l'automedicazione sia in qualche modo controllata."

Tratto da "F.Capasso - G.Grandolini - Fitofarmacia - Ed Springer"