VITE PERENNE LEGNOSA RAMPICANTE O STRISCIANTE CON FUSTI PUBESCENTI. FOGLIE ALTERNE COMPOSTE TRIFOGLIATE CON GRANDI FOGLIOLINE OVATO-ROMBOIDALI INTERE O LOBATE PUBESCENTI. FIORI ERMAFRODITI PAPILIONACEI PROFUMATI IN RACEMI ASCELLARI PENDULI. CALICE GAMOSEPALO CAMPANULATO CON CINQUE DENTI. COROLLA PAPILIONACEA CON VESSILLO GRANDE ERETTO PETALI LATERALI (ALI) E CARENA INCURVATA. ANDROCEO DIADELFO CON NOVE STAMI SALDATI E UNO LIBERO. GINECEO SUPERO MONOCARPELLARE CON STILO INCURVATO E STIGMA CAPITATO. FRUTTO LEGUME PIATTO OBLUNGO PUBESCENTE CONTENENTE DIVERSI SEMI APPIATTITI. RADICI TUBEROSE GRANDI E AMIDACEE.
AGOSTO-SETTEMBRE (TARDA ESTATE), CON GRAPPOLI DI FIORI VIOLA-PORPORA PROFUMATI
COLORI OSSERVATI NEI FIORI
________ AZZURRO-VIOLETTO
________ FUCHSIA-SCURO
________ ROSSO-PORPORA
________ ROSSO-SCURO
________ ROSSO-VIOLACEO
________ VIOLETTO
Originarie dell'Asia orientale, in particolare di regioni subtropicali e temperate di Cina, Giappone e Corea. Il loro habitat naturale comprende tipicamente foreste di latifoglie o miste e margini boschivi.
Tuttavia, queste piante sono estremamente adattabili e si sono naturalizzate e diffuse ampiamente in molte altre parti del mondo, in particolare nel sud-est degli Stati Uniti, dove sono considerate specie invasive. Crescono in una vasta gamma di habitat, inclusi:
Aree disturbate: Bordi stradali, ferrovie, cantieri, discariche e aree abbandonate.
Margini forestali: Zone di transizione tra boschi e aree aperte.
Campi abbandonati e pascoli.
Radure e zone aperte con buona esposizione al sole.
Lungo fiumi e corsi d'acqua.
Prediligono climi temperati caldi e subtropicali con estati calde (temperature superiori a 27°C) e inverni miti (temperature non inferiori a -12°C). Richiedono una precipitazione annua di almeno 1000 mm per una crescita ottimale, ma possono tollerare periodi di siccità una volta stabilite grazie alle loro profonde radici tuberose.
Il Kudzu si adatta a diversi tipi di suolo, da quelli limosi e ben drenati a quelli più poveri e superficiali, e mostra una relativa indifferenza al pH del suolo. Tuttavia, non tollera suoli molto umidi o con ristagno idrico e preferisce pieno sole, anche se può sopravvivere in ombra parziale.
Grazie alla sua capacità di fissare l'azoto atmosferico, può prosperare anche in terreni poveri di nutrienti, superando spesso la vegetazione nativa. La sua rapida crescita e la capacità di formare dense coperture lo rendono una minaccia per la biodiversità in molte regioni in cui è stato introdotto.
*Note e Bibliografia relativa a proprietà e indicazioni
Gli isoflavoni (soprattutto puerarina) migliorano la sensibilità insulinica, riducono la gluconeogenesi epatica e proteggono le cellule β-pancreatiche dallo stress ossidativo.
Studi clinici dimostrano una riduzione significativa dell'emoglobina glicata (HbA1c) e della glicemia a digiuno in pazienti con diabete di tipo 2
La puerarina e le saponine modulano il metabolismo dell'etanolo, riducendo la steatosi epatica e l'infiammazione. Inibiscono anche il desiderio di alcol attraverso la modulazione dei recettori GABAergici.
Estratti standardizzati (25% isoflavoni) riducono il consumo di alcol e i danni epatici in modelli animali e umani
Vasodilatazione periferica mediata dall'attivazione delle nitrossido-sintasi (NOS) e inibizione dell'angiotensina II. Gli isoflavoni riducono anche l'ossidazione delle LDL 3.
Miglioramento della funzione endoteliale e riduzione della pressione arteriosa in ipertesi.
Scavenging dei radicali liberi e inibizione di NF-κB e COX-2, riducendo la produzione di citochine pro-infiammatorie (TNF-α, IL-6)
Riduzione dello stress ossidativo e dell'infiammazione in modelli di artrite e malattie metaboliche.
Journal of Ethnopharmacology. "Pueraria lobata in diabetics and alcohol reduction." PMC7434045.
Frontiers in Pharmacology. "Unveiling the power of Pueraria lobata." 2025.
Microbiota News. "Pueraria lobata: composizione e benefici." 2025.
Fitoestrogeni ed iperplasia dell'endometrio.
(Prescrire International 2006; 15: 62-3)
I fitoestrogeni sono estratti di piante medicinali capaci di interagire con i recettori per gli estrogeni (1).
Quattro trial clinici randomizzati di breve durata (in linea di massima di scarsa qualità metodologica) hanno valutato gli effetti di alte dosi di fitoestrogeni della soia (50-100 mg/die di isoflavoni) verso placebo in donne in post-menopausa. Pur in presenza di risultati contrastanti, questi trial sembrano suggerire un leggero effetto preventivo sulle vampate di calore (al meglio, circa 2 episodi evitati a settimana). Poche sono però le conoscenze sui rischi connessi con l'uso prolungato di alte dosi di fitoestrogeni, soprattutto per quanto riguarda il rischio di tromboembolismo e di neoplasie a carico della mammella e dell'endometrio (effetti noti degli estrogeni).
Un trial randomizzato in doppio-cieco, condotto in Italia, ha valutato l'impatto a lungo termine dei fitoestrogeni sull'endometrio (2). Questo è stato il primo trial volto a stabilire gli effetti a lungo termine dei fitoestrogeni. Sono state reclutate 376 donne in post-menopausa non isterectomizzate e randomizzate in un gruppo trattato con un prodotto a base di soia contenente 150 mg/die di isoflavone ed in un gruppo placebo. Le donne sono state sottoposte a biopsia dell'endometrio al momento dell'arruolamento, dopo 30 mesi e dopo 5 anni di trattamento. La biopsia dopo 5 anni è stata eseguita in 319 donne. È stata riscontrata iperplasia dell'endometrio nel 3.8% delle donne trattate con il prodotto a base di soia, ma in nessuna delle donne del gruppo placebo (p<0.05). Nessuna paziente ha sviluppato una neoplasia dell'endometrio. L'iperplasia dell'endometrio è di solito considerata una lesione precancerosa; l'iperplasia endometriale con atipia cellulare è associata ad un aumento del rischio di progressione ad adenocarcinoma (3). In confronto, studi epidemiologici suggeriscono che l'aumento del rischio di neoplasie endometriali è di circa 4 casi per 100 donne dopo 10 anni di terapia con estrogeni non combinati (4).
In conclusione, il rapporto rischio/beneficio dei fitoestrogeni non è stato adeguatamente stabilito. Quindi, è necessario ponderare l'impatto sull'endometrio e sul possibile rischio (non conosciuto) di tromboembolismo e neoplasia al seno, a fronte di un modesto effetto preventivo sulle vampate di calore.
Bibliografia
-Prescrire Rédaction. Les phytoestrogènes chez les femmes ménopausées. Peu d'effects avérés pour un risque qui reste à évaluer. Rev Prescrire 2003 ; 23: 603-9.
-Unfer V et al. Endometrial effects of long-term treatment with phytoestrogens: a randomized, double-blind, placebo-controlled study. Fertil Steril. 2004; 82:145-8. Letter and Authors response Fertil Steril. 2005; 83: 256-7.
-Malignat neoplasms of the endometrium. In: Martindale. The Complete drug reference. 34th ed, The Paharmaceutical Press, London 2005: 516.
-Prescrire Editorial Staff. Risk-benefit balance of post-menopausal hormone replacement therapy. Prescrire Int 2004; 13: 106-109.
Vedi anche argomenti su A.I.R.C.
https://www.airc.it/cancro/informazioni-tumori/corretta-informazione/fitoestrogeni-cancro
CONTROINDICAZIONI GRAVIDANZA, ALLATTAMENTO, TUMORI ESTROGENO-DIPENDENTI (ES. CARCINOMA MAMMARIO), TERAPIE ANTICOAGULANTI (WARFARIN), IPERSENSIBILITÀ ACCERTATA, BAMBINI SOTTO I 12 ANNI, MALATTIE EPATICHE GRAVI NON MONITORATE.
AVVERTENZE MONITORARE LA PRESSIONE ARTERIOSA IN PAZIENTI IPOTESI, EVITARE L'USO PROLUNGATO OLTRE 3 MESI SENZA SUPERVISIONE MEDICA, INIZIARE CON DOSI BASSE (50-100 MG/DIE DI ESTRATTO), NON ASSOCIARE A FARMACI IPOTENSIVI O ANTIAGGREGANTI SENZA CONTROLLO, PREFERIRE ESTRATTI STANDARDIZZATI IN PUERARINA (
(Farmaci o sostanze da evitare per interazioni avverse o incompatibilità farmacologiche)
ASPIRINA
EPARINA
EUTIROX
FARMACI ANTIAGGREGANTI PIASTRINICI
FARMACI ANTICOAGULANTI (POTENZIAMENTO)
FARMACI ANTIEPILETTICI
FARMACI IPOGLICEMIZZANTI (POTENZIAMENTO)
FARMACI METABOLIZZATI DAL CITOCROMO P450
INSULINA
METFORMINA
PILLOLA ANTICONCEZIONALE
STATINE
(Erbe che possono aumentare l'efficacia fitoterapica)
* Si tenga presente che talvolta la stessa erba indicata come sinergica o antagonista, potrebbe assumere entrambi i ruoli in funzione della dose utilizzata e/o della forma estrattiva o di trattamento come per es. nel Tè (verde o nero).
Consultare sempre un fitoterapeuta per personalizzare le combinazioni in base al quadro clinico individuale.
(Erbe che possono diminuire l'effetto fitoterapico o causare interazioni avverse)
Gli integratori di Kudzu sono principalmente standardizzati nel loro contenuto di isoflavoni, i principali principi attivi, spesso espressi come contenuto totale in isoflavoni o specificamente in Puerarina.
1. Estratto Secco Titolato in Isoflavoni Totali (o in Puerarina)
Questa è la forma più comune, studiata e affidabile. La titolazione garantisce un contenuto costante e noto di principi attivi.
Posologia tipica: Da 250 mg a 500 mg di estratto secco, standardizzato in genere dal 10% al 20% in isoflavoni totali. Assumere 1-2 volte al giorno, preferibilmente con i pasti.
2. Estratto Fluido o Tintura Madre
Meno comune dell'estratto secco, è una preparazione idroalcolica. Il titolo in isoflavoni può variare in modo significativo tra diversi lotti e produttori.
Posologia tipica: Generalmente, 30-50 gocce, 1-3 volte al giorno, diluite in acqua. È fondamentale seguire le indicazioni specifiche del produttore.
3. Polvere di Radice Pura (Non Titolata)
Questa forma è la meno raffinata e il suo contenuto in principi attivi è variabile. Viene utilizzata come integratore alimentare o addensante.
Posologia tipica: Da 3 a 5 grammi (circa un cucchiaino raso), sciolti in un liquido caldo, 1-2 volte al giorno.
4. Estratto in Formulazioni Complesse per la Menopausa
Il Kudzu è spesso incluso in integratori combinati con altri fitoestrogeni (es. Trifoglio rosso, Soia, Cimicifuga) per un effetto sinergico.
Posologia tipica: Seguire scrupolosamente il dosaggio riportato in etichetta, che dipende dalla composizione specifica del prodotto. Il Kudzu in queste formule è solitamente presente in dosi minori, ad esempio 50-100 mg per dose.
Avvertenze e Raccomandazioni
La posologia può variare in base alla condizione da supportare. L'assunzione di Kudzu può interagire con farmaci metabolizzati dal citocromo P450, farmaci per il diabete, antipertensivi e terapie ormonali. Il suo uso è sconsigliato in gravidanza, allattamento e in soggetti con storia personale o familiare di tumori ormono-sensibili. È indispensabile il parere di un professionista della salute prima dell'uso.
Bibliografia
European Medicines Agency (EMA). Assessment report on Pueraria lobata (Willd.) Ohwi, radix
U.S. Pharmacopeia (USP). Monograph for Kudzu Root
Wong K.H., Li G.Q., Li K.M., Razmovski-Naumovski V., Chan K. Kudzu root: Traditional uses and potential medicinal benefits in diabetes and cardiovascular diseases
Chen J., Miao Y., Lin S., Chen X., Hu T., Li H. The effect of Pueraria lobata on menopause symptoms in ovariectomized rats
Keung W.M., Vallee B.L. Kudzu root: An ancient Chinese source of modern antidipsotropic agents
(Basate su evidenze scientifiche e sicurezza d'uso)
Tisana Tradizionale (Decotto)
Data la durezza della radice, è necessario un decotto per un'estrazione efficace.
Ingredienti:
Radice di Kudzu (Pueraria lobata) taglio tisana: 3 grammi
Zenzero fresco (fette sottili): 2 grammi (per sinergia digestiva e sapore)
Cannella (Cinnamomum verum) stecca: 1 piccolo pezzo (per sinergia circolatoria e sapore)
Dosaggio e Preparazione:
Mettere le erbe in un pentolino con 250-300 ml di acqua fredda.
Portare a ebollizione, poi abbassare la fiamma e lasciar sobbollire coperto per 20-30 minuti.
Filtrare. La polvere di Kudzu pura (vedi sotto) può essere sciolta in questo decotto caldo.
Bere una tazza, fino a due volte al giorno.
Polvere di Kudzu per Formulazioni
La radice in polvere è una forma molto versatile e concentrata.
Formulazione Semplice:
Ingredienti: Polvere pura di radice di Kudzu.
Dosaggio e Preparazione:
Sciogliere 3-5 grammi (circa 1 cucchiaino raso) di polvere in una piccola quantità di acqua fredda per fare una pasta, poi aggiungere 200 ml di liquido caldo (acqua, tè, brodo) mescolando vigorosamente fino a quando non si addensa.
Assumere 1-2 volte al giorno.
Formulazione Sinergica in Polvere per Benessere Vascolare e Menopausa
Ingredienti:
Kudzu (radice in polvere): 5 parti
Trifoglio rosso (Trifolium pratense) fiori in polvere: 3 parti (sinergia fitoestrogenica)
Biancospino (Crataegus monogyna) bacche in polvere: 2 parti (sinergia cardiaca)
Dosaggio e Preparazione:
Mescolare accuratamente le polveri.
Sciogliere 5 grammi (circa un cucchiaino colmo) del miscuglio in acqua calda, come descritto per la polvere pura.
Assumere una volta al giorno.
Il Kudzu è utilizzato principalmente per i suoi benefici sulla salute cardiovascolare, come supporto nella gestione della menopausa e per il benessere epatico. Le formulazioni si basano sugli estratti di radice.
Avvertenze Importanti
Queste dosi sono indicative per un adulto in buona salute. Il Kudzu può interagire con farmaci per il diabete, l'ipertensione e terapie ormonali. Il suo uso è generalmente sconsigliato in caso di tumori ormono-sensibili. È fondamentale consultare un medico prima dell'uso.
Bibliografia
National Center for Complementary and Integrative Health (NCCIH). Kudzu
European Medicines Agency (EMA). Assessment report on Pueraria lobata (Willd.) Ohwi, radix
Wong K.H., Li G.Q., Li K.M., Razmovski-Naumovski V., Chan K. Kudzu root: Traditional uses and potential medicinal benefits in diabetes and cardiovascular diseases
Keung W.M., Vallee B.L. Kudzu root: An ancient Chinese source of modern antidipsotropic agents
Chen J., Miao Y., Lin S., Chen X., Hu T., Li H. The effect of Pueraria lobata on menopause symptoms in ovariectomized rats
Radice fresca:
Le radici giovani vengono sbucciate e consumate crude in insalate, con un sapore simile alla patata dolce ma con una consistenza più croccante. Vengono anche tagliate a fette e fritte come snack.
Radice bollita o al vapore:
Cuocere le radici per ammorbidirle e renderle simili alla consistenza delle castagne. Spesso utilizzata in zuppe e stufati per addensare e arricchire il brodo.
Amido di Kudzu (Kuzuko)
Estrazione dell'amido:
L'amido viene estratto dalle radici essiccate attraverso un processo di lavaggio, macinazione e sedimentazione. Il risultato è una polvere bianca e fine, utilizzata come addensante naturale.
Utilizzi in cucina:
Addensante per salse e zuppe: Alternative alla maizena o alla farina, specialmente nella cucina giapponese per piatti come ankake (salsa gelatinosa).
Dessert e dolci: Preparazione di pudding, gelatine e wagashi (dolci tradizionali giapponesi) per una texture liscia e trasparente.
Bevande: Sciolto in acqua calda con miele o zenzero per una bevanda energetica e digestiva
Il Kudzu radice viene usato principalmente come addensante in cucina ma in fitoterapia si rivela un buon antidiarroico se preparato nel seguente modo:
Sciogliere un cucchiaino colmo di polvere con poca acqua fredda fino a consistenza di crema, quindi diluirlo
in una tazza di acqua fredda e portare il tutto ad ebollizione mescolando fino a quando la soluzione è trasparente.
Assumere come colazione ed eventualmente anche come cena ma non superare le 2 tazze al giorno in quanto è una bevanda molto energetica.
Per aumentarne l'efficacia aggiungere un pizzico di 'gomasio' o 'polvere di kombu'.
La radice di Kudzu è spesso utilizzata dagli asiatico-americani in saponi, per i quali è tagliata a fette e cotta lentamente per ore, qualche volta insieme alla buccia del mandarino, carne e altri ingredienti. Ad Hong-Kong e nella Cina meridionale le radici tuberizzate fresche sono mangiate sotto forma di stufati, l´amido è utilizzato in dolci e pudding e come addensante per le salse.
PIANTE AD AZIONE FITOESTROGENICA E ANTIANDROGENA
In virtù della loro azione estrogenica alcune piante si dimostrano efficaci nell'impiego terapeutico per le turbe legate a un'insufficienza ovarica, per sindromi deficitarie dopo isterectomia e ovariectomia, per turbe mestruali della pubertà e per alcune manifestazioni fastidiose che caratterizzano la manifestazioni funzionali della menopausa come vampate di calore, turbe dell'umore, secchezza della mucosa vaginale, ecc. e per la sindrome premestruale.
Alcuni inconvenienti, come per es. le vampate, hanno una stretta relazione con l'ormone ipofisario; altri invece, come prurito, infiammazione pelvica e secchezza vaginale, sono relativi alla caduta del tasso ematico di estrogeni e possono migliorare con l'utilizzo di queste piante. In questi casi la fitoterapia rappresenta una terapia attiva e/o complementare alla terapia ormonale classica.
Le piante estrogeniche e progesterone-like sono: Angelica, Aletris, Erba medica, Salvia, Luppolo, Ginseng, Alchemilla, Verbena, Salsapariglia, Soia, Kudzu, Cimicifuga; l'Ortica ha azione antiandrogena e la Cimicifuga è attiva sulla secrezione dell'ormone ipofisario. L'Agnocasto aumenta la produzione dell'ormone luteinizzante, inibisce il rilascio dell'ormone che stimola il follicolo, portando ad uno spostamento del rapporto a favore degli estrogeni rispetto ai gestageni, producendo effetti ormonali utilizzati contro disturbi connessi alla menopausa; inoltre, sperimentalmente, inibisce la secrezione della prolattina, risultando efficace sia nella sindrome premestruale che nella iperprolattinemia.
Tratto da: Enrica Campanini "Dizionario di fitoterapia e piante medicinali"; A.Y. Leung & S. Foster "Enciclopedia delle piante medicinali"; Fabio Firenzuoli "Le 100 erbe della salute"
Fitoestrogeni e trattamenti ormonali: legami pericolosi
Il ricorso ai fitoestrogeni va evitato nelle donne con tumore della mammella e affette da deprivazione ormonale da ormonoterapia.
Le donne con carcinoma della mammella positivo per i recettori degli estrogeni devono evitare di ricorrere ai fitoestrogeni nel tentativo di ridurre gli effetti da deprivazione ormonale causati dalla ormonoterapia in atto. Il 70% circa dei carcinomi della mammella esprime recettori per gli estrogeni. Questo dato è alla base della terapia adiuvante con farmaci che riducono la stimolazione di questi recettori quali il tamoxifene e derivati e gli inibitori delle aromatasi. L'ormonoterapia di per sé causa però numerosi effetti collaterali da deprivazione ormonale. I sintomi meno tollerati sono la secchezza delle mucose e la sindrome vasomotoria (le cosiddette vampate), oltre alle manifestazioni legate al lungo trattamento (artralgie, tipicamente causate dagli inibitori delle aromatasi, osteoporosi, ipertensione, alterazioni del metabolismo lipidico). Nelle donne in menopausa, è diventata popolare l'assunzione di integratori alimentari, contenenti principalmente derivati della soia o del trifoglio rosso, nell'ipotesi che abbiano un'azione di contrasto sui sintomi della menopausa. Gli estratti di queste piante contengono infatti fitoestrogeni, e in particolare isoflavoni (genisteina, daidzeina e gliciteina dalla soia e biocanina A e formononetina dal trifoglio), sostanze che hanno una blanda azione sia estrogenica sia antiestrogenica. Queste caratteristiche hanno suggerito la loro indicazione anche alle donne in trattamento con tamoxifene o inibitori dell'aromatasi, suscitando allarme negli oncologi che ritengono tale pratica incongrua e rischiosa. Negli animali di laboratorio si è infatti dimostrato uno stimolo dose-dipendente da fitoestrogeni nella crescita di cellule tumorali umane della mammella estrogeno-sensibili (CMF-7) [1]. In modelli analoghi risulta anche abrogata la prevenzione del tamoxifene alla crescita tumorale [2]. A seguito della diffusione di tale pratica sono stati condotti due studi per verificare l'efficacia di integratori a base di soia (90-150 mg/die di isoflavoni) in pazienti sintomatiche per deprivazione ormonale (vampate diurne e notturne) [3,4]. Le pazienti, trattate per carcinoma della mammella e molte in trattamento con tamoxifene o raloxifene, sono state randomizzate in doppio cieco a ricevere il trattamento con isoflavoni o placebo. In nessuno dei due studi si sono rilevate differenze statisticamente significative nella sintomatologia, anche quando stratificate a ricevere tamoxifene. Per cui gli isoflavoni non sembrano ridurre la sintomatologia legata alla terapia ormonale e potrebbero invece avere un'attività di stimolo sulla crescita tumorale. Secondo alcuni lavori scientifici, le popolazioni asiatiche sarebbero meno esposte al rischio di carcinoma della mammella per l'elevata ingestione di derivati della soia: questa osservazione è di difficile interpretazione epidemiologica e non può essere trasferita alle popolazioni occidentali né ad altri effetti ormonali degli isoflavoni [5,6]. Tali sostanze, quindi, vanno utilizzate con molta cautela da parte delle donne con carcinoma della mammella e solo se con recettori ormonali negativi. I medici che hanno pazienti in trattamento con tamoxifene o inibitori delle aromatasi dovrebbero vigilare e sconsigliare l'uso di prodotti a elevato titolo di fitoestrogeni, anche perché molti degli integratori alimentari in commercio rimandano a siti Internet nei quali sono rivendicati effetti terapeutici non dimostrati, sostenuti con letteratura di parte o mal interpretata.
Bibliografia:
J Nutr 2001;131:2957-62.
Cancer Res 2005;65:879-86.
J Clin Oncol 2002;15:1449-55.
J Clin Oncol 2000;18:1068-74.
J Epidemiol 2010;20:83-9.
Nutr J 2008;7:17. CDI
Palozzo A.C., Falci C., Zovato S.
Istituto Oncologico Veneto IRCCS
Storia e Cultura
Radice Antica della Medicina Cinese: Conosciuta come "Gé Gēn", il Kudzu è una delle erbe fondamentali della Medicina Tradizionale Cinese da oltre due millenni. Il classico trattato "Shen Nong Ben Cao Jing" ne decantava già le virtù per trattare febbre, sete e problemi digestivi.
L'Erba che Placa l'Alcol: È famosa per il suo uso tradizionale nel trattamento dell'abuso di alcol e dei postumi di una sbornia. Studi moderni hanno investigato il suo potenziale nel ridurre il consumo di alcolici e alleviare i sintomi dell'astinenza, sebbene i risultati non siano conclusivi.
Un Nome Giapponese per un'Invasiva Americana: Il nome "Kudzu" deriva dal giapponese "kuzu" (クズ). La pianta fu introdotta con entusiasmo negli Stati Uniti dalla Giappone alla fine del XIX secolo, durante una fiera internazionale, come pianta ornamentale e foraggera.
Curiosità e Impatto Ambientale
"La Pianta che Mangia il Sud": Negli Stati Uniti, specialmente negli stati del sud, il Kudzu è diventato un'icona negativa per la sua crescita invasiva e incontrollabile. È famosa la battuta "la sola cosa che cresce più veloce del Kudzu in Alabama è la leggenda sul suo conto". È considerata un'infestante che ricopre interi boschi, edifici abbandonati e veicoli.
Crescita da Record: La sua velocità di crescita è proverbiale. In condizioni ottimali, un viticcio di Kudzu può crescere fino a 30 cm al giorno, permettendogli di soffocare qualsiasi altra vegetazione.
Usi Insoliti e Creativi: Nonostante il suo status di infestante, negli USA si è tentato di ricavarne prodotti artigianali. Con le sue lunghe fibre, simili a quelle della canapa, si producono cesti, cordame e persino una forma di carta. I fiori, profumati, sono usati per fare gelatine e sciroppi.
Un Passato Ingegnoso: In Giappone, la fibra ricavata dalla radice era tradizionalmente utilizzata per tessere un tessuto robusto, chiamato "kuzu-fu", impiegato per abiti e tappezzeria. L'amido estratto ("kuzuko") è un prezioso addensante in cucina, noto per la sua texture particolarmente liscia e lucida.
BIBLIOGRAFIA, WEBLIOGRAFIA E ARTICOLI SCIENTIFICI SUL WEB (Vedi anche i riferimenti nelle singole sezioni)
European Medicines Agency (2016). Assessment report on Pueraria lobata
Bruneton, J. (2016). Pharmacognosy: Phytochemistry, Medicinal Plants
Keung, W.M., & Vallee, B.L. (1998). Kudzu root: an ancient Chinese source of modern antidipsotropic agents
WHO (2009). WHO Monographs on Selected Medicinal Plants, Vol. 4
Wong, K.H., et al. (2011). Kudzu root: Traditional uses and potential medicinal benefits
ESCOP (2003). Monographs on the Medicinal Uses of Plant Drugs