DROGHE ATTIVE SULLO STOMACO (EUPEPTICHE)
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DROGHE ATTIVE SULLO STOMACO (EUPEPTICHE)
Sono quelle che aumentano la quantità di succo gastrico e prendono il nome generale di 'eupeptici' o, più volgarmente, di aperitivi, digestivi, stomachici.
Esse influenzano la secrezione cloropeptica in base a diversi meccanismi d'azione:
A) Eupeptici a meccanismo nervoso riflesso o amari puri:rappresentati da quelle droghe che agiscono su terminazioni nervose lontane dallo stomaco (palato e lingua). Qui la secrezione è stimolata da semplice contatto dei recettori gustativi che, attraverso i nervi vaghi, determinano aumento della secrezione salivare, dei succhi gastrici e dalla mtilità del tubo digerente (Genziana, Quassio, Trifoglio fibrino, Centaurea minore).
B) Eupeptici a meccanismo nervoso centrale:hanno azione parasimpaticomimetica ovvero stimolano il sistema parasimpatico determinando un aumento di tutte le secrezioni, compresa quella gastrica. Tuttavia non vengono usate per questo scopo a causa dei loro effetti collaterali.
C) Eupeptici a meccanismo diretto:giunte allo stomaco stimolano direttamente la mucosa gastrica per via chimica o fisica. Le sostanze a meccanismo chimico determinano abbondante formazione di gastrina (succhi, brodi e polveri di carne opportunamente sgrassati). Le sostanze a meccanismo fisico, invece, stimolano direttamente le ghiandole gastriche o iperemizzano la mucosa (gran parte delle piante con odore e sapore intenso come Aglio, Salvia, Rosmarino, ecc.; alcuni amari aromatici contenenti essenze irritanti).
Le caratteristiche eupeptiche degli amari vengono esaltate per una gradazione alcolica inferiore ai 25¦.
D) Eupeptici a meccanismo misto:sommano meccanismi diretti e riflessi provocati dalle loro caratteristiche organolettiche.
Infine, in base alla natura chimica dei principi attivi contenuti nelle droghe eupeptiche possiamo suddividerle in:- AMARI PURI se contengono solo principi amari (Genziana, Quassia, Centaurea, Trifoglio fibrino);
- AMARI ALCALOIDEI se contengono alcaloidi di sapore amaro (China, Noce vomica, Fava di St. Ignazio);
- AMARI AROMATICI se contengono principi amari e oli essenziali (Angelica, Arancio amaro, Assenzio, Calamo aromatico, Luppolo, Ruta, Condurango, Cascarilla);
- AMARI MUCILLAGINOSI se contengono principi amari e forti quantità di mucillagini (Colombo, Lichene islandico);
- AMARI SALINI se contengono principi amari a cui si associano elevate quantità di sali (Cardo benedetto, Cicoria, Tarassaco).
[Tratto da: Marzio Pedretti "L'erborista moderno"]
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NOTE VARIE E STORICHE
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Il nome Jateorhiza deriva dal greco "jatros" (medico) e "rhiza" (radice), mentre "palmata" si riferisce alle foglie palmate.
Introdotta in Europa nel XVII secolo dai portoghesi, che la chiamarono "Columbo" (da cui "Calumba"), confondendola inizialmente con una spezia asiatica.
Ottocento: Era considerata l'amaro più potente nelle farmacopee britanniche, usata per:
Dare tono ai soldati durante le campagne coloniali.
Curare l'ipocondria (considerata una malattia da "cattiva digestione").
Medicina ayurvedica: Adattata come "falso colombo" per febbre e dissenteria, nonostante sia africana.
Alcaloidi fluorescenti: La palmatina (principio attivo) emette luce blu-verde sotto UV, usata in laboratorio come marcatore.
Esperimento storico: Nel 1820, il chimico Pelletier la usò per isolare tecniche di estrazione alcaloidea, poi applicate alla chinina.
Colorante tessile: Le radici macerate producono un pigmento giallo-oro, usato in Africa per tingere stoffe cerimoniali.
Liquori amari: In Mozambico, ancora oggi si prepara un digestivo artigianale con radice di Calumba e miele selvatico.
Tribù Yao (Malawi): Credevano che masticare la radice proteggesse dagli spiriti della malaria.
Colonialismo: I missionari la chiamavano "radice della sobrietà" per il suo uso contro l'alcolismo (effetto disgusto agli alcolici).
Bibliografia
British Herbal Compendium. "Historical uses of Calumba root" Journal of Ethnopharmacology. "Cultural significance in East Africa" Phytochemical Analysis. "Fluorescence properties of jatrorrhizine"
Nota: Oggi è una pianta a rischio in alcune zone per sovraccolta. Coltivazioni sostenibili sono promosse in Tanzania e Kenya.
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BIBLIOGRAFIA, WEBLIOGRAFIA E ARTICOLI SCIENTIFICI SUL WEB Bisset, N. G. (1994). "Herbal Drugs and Phytopharmaceuticals". CRC Press. Phillipson, J. D., & O'Neill, M. J. (1987). "New leads to the treatment of protozoal infections based on natural product chemistry". Journal of Ethnopharmacology. Oliver-Bever, B. (1986). "Medicinal Plants in Tropical West Africa". Cambridge University Press. Hutchings, A., et al. (1996). "Zulu Medicinal Plants: An Inventory". University of Natal Press. Rasoanaivo, P., et al. (1992). "Alkaloids from *Jateorhiza macrantha* and *Jateorhiza palmata*". Phytochemistry. |
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